Middlesex by Jeffrey Eugenides
My rating: 5 of 5 stars
A metà tra Bildungsroman e romanzo storico, con una voce narrante a metà tra maschile e femminile, a metà strada tra Grecia e America: Eugenides riesce ad unire tutti questi opposti in un capolavoro. Middlesex è la storia di Cal, nato due volte, prima come ragazza e poi come ragazzo. Ma è anche la storia di tre diverse generazioni, la storia di una famiglia di immigrati greci che rincorre il sogno americano senza però mai abbandonare le proprie radici, senza che l’infelicità propria della cultura greca possa essere dimenticata in nome del diritto alla felicità. La storia è raccontata dal punto di vista originale di Cal, narratore che diventa onnisciente grazie alla sua esperienza fuori dall’ordinario. Le storie raccontate nei vari libri in cui è diviso il romanzo sono unificate dalla ubris, dalle colpe dei padri che fin dall’inizio incombono su Cal. La scoperta dell’intersessualità del protagonista arriva molto avanti nel romanzo, dopo l’efficace gioco di parole con il nome della strada dove va a vivere la famiglia Stephanides, Middlesex. Il tema dell’intersessualità è trattato con scientificità, attraverso le parole del dottor Luce, ma anche con la semplicità della voce narrante di Cal, che arriva ad affermare che a tutto ci si abitua e che scoprirsi ragazzo non lo ha cambiato come persona in modo poi così radicale. Il romanzo abbatte con semplicità gli stereotipi di genere a cui siamo troppo abituati, con pungenti riferimenti anche al razzismo e all’omofobia.
La prosa riesce ad essere a tratti solenne, mantenendo però un’ironia di fondo che rende sempre piacevole la lettura. I riferimenti alla mitologia greca sono continui e spesso servono ad avvolgere in un alone mitico alcuni momenti del romanzo, come quello del doppio concepimento dopo lo spettacolo sul Minotauro, o il ruolo di Tiresia interpretato da Callie adolescente.
Un premio Pulitzer meritatissimo, un romanzo con temi importanti e una lettura indimenticabile.